Avevano organizzato una truffa del valore di oltre quattro milioni di euro approfittando della fiducia di ignari investitori delle Province di Ragusa, Siracusa e Catania che continuavano ad affidargli i loro risparmi.

Sono finiti in manette la scorsa mattina, arrestati dai militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Ragusa tre persone, un imprenditore, P.M., e due promotori finanziari, C.G. e G.G..

Una quarta persona, l’imprenditore F.G., è allo stato ricercata, in quanto da mesi trasferitasi all’estero.

Aggiornamento DOPO CONFERENZA STAMPA…

Avevano organizzato una truffa del valore di oltre quattro milioni di euro approfittando della fiducia di ignari investitori delle Province di Ragusa, Siracusa e Catania che continuavano ad affidargli i loro risparmi. Sono finiti in manette la scorsa mattina, arrestati dai militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Ragusa tre persone, un imprenditore, P.M., e due promotori finanziari, C.E. e G.G..

Una quarta persona, l’imprenditore F.G., è allo stato ricercata, in quanto da mesitrasferitasi all’estero.

Associazione a delinquere dedita all’esercizio abusivo della raccolta del risparmio, fatture false, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni di circa 70 famiglie: sono queste le accuse contestate ai due promotori finanziari, il cui compito era quello di raccogliere il denaro, ed ai due imprenditori, che avrebbero dovuto gestire ed investire il le somme.

L’indagine è partita nel 2017 dopo le denunce di alcuni risparmiatori che, dietro la promessa di rendimenti altissimi, avevano deciso di investire i risparmi di una vita. Il sistema era ingegnoso, ma allo stesso tempo molto semplice: i promotori finanziari, forti del rapporto di fiducia che potevano vantare con molti investitori e, soprattutto, consapevoli della consistenza dei risparmi di molti loro clienti, sceglievano con cura le proprie vittime, in alcuni casi anche ultra 70enni, selezionandole con cura tra quelle che non avrebbero fatto troppe domande sugli investimenti proposti.

D’altro canto i guadagni e le condizioni promesse erano ottime: basso rischio, tassi di rendimento fissi, investimenti garantiti e possibilità di smobilizzare in qualsiasi momento. Peccato che nulla di tutto questo era vero.

Infatti, le vittime, pensando di investire in strumenti finanziari o addirittura in titoli azionari di grosse società, in verità, sottoscrivevano contratti di associazione in partecipazione riconducibili ad una società a ristretta base azionaria, denominata CIFRA S.r.l.. Questo particolare istituto giuridico consente alle società di ottenere finanziamenti in partecipazione da parte di soggetti associati senza che questi acquisiscano la veste di soci.

Gli associati, a ragion di legge, investono capitale di rischio in un particolare progetto, nel caso di specie in una costruzione residenziale, in merito al quale devono però essere costantemente informati e liquidati nel caso in cui detto progetto porti degli utili.

Gli ignari investitori, invece, ricevevano periodicamente delle cedole, contabilmente giustificate come anticipi sugli utili, che non servivano ad altro se non a far credere che tutto procedesse secondo quanto promesso e l’investimento fosse fruttuoso.
Nel frattempo gli amministratori della società potevano appropriarsi indisturbati del capitale investito, spostando periodicamente somme sui propri conti correnti.

In alcuni casi, addirittura, è stato provato come alcune movimentazioni finanziarie daiconti della società siano state fatte grazie all’utilizzo di fatture per operazioniinesistenti emesse per lavori di edilizia da un imprenditore compiacente, che poi provvedeva a girare il denaro sui conti correnti degli amministratori della CIFRA S.r.l.

Complessivamente il valore della truffa arriva ad oltre 4 milioni di euro.

Contestualmente alle misure cautelari personali è stato disposto anche il sequestro delle quote della CIFRA S.r.l.. La società, che avrebbe dovuto procedere ad eseguire la costruzione residenziale, verrà ora affidata alla gestione di un amministratore giudiziario, il quale tenterà, per quanto possibile, di risarcire i malcapitati investitori. L’immobile di proprietà della società del valore di circa 2,5 milioni euro, ad oggi in costruzione, servirà per risarcire tutti gli associati, alcuni dei quali sono arrivati a perdere anche più di mezzo milione di euro, con gravi ripercussioni anche sulla vita dei nuclei familiari delle persone coinvolte.

L’attività in esame rappresenta un esempio della costante attenzione che il Corpo riserva ai fenomeni criminali che interessano il mondo del risparmio, dove l’esistenza di fatti come quello portato alla luce dalle indagini delle Fiamme Gialle Iblee, oltre aldanno patrimoniale provocano anche un ulteriore effetto negativo “sistemico”laddove viene minata la fiducia dei risparmiatori e si riduce conseguentemente la propensione ad investire.