Materassi, vecchie coperte, cartoni, giacigli ottenuti con la paglia, molti stracci.

E ancora, bacinelle e bottiglie di plastica per attingere l’acqua dalla fontana vicina, qualche busta della spesa, alcuni cuscini, un paio di felpe: sotto gli archi della Marina di via Dusmet a Catania si trova di tutto. Perfino un cavo della pubblica illuminazione che dal vicino contatore arriva fino a Villa Pacini.

Un universo parallelo separato dal centro cittadino da un muro di siepi. Una barriera verde che mette al riparo, senza tetto e disperati, da sguardi indiscreti e li trasforma in invisibili. Muri scrostati dall’umidità, con l’acqua che gocciola dal soffitto, che diventano un tetto sicuro per ripararsi dal sole e dalle piogge. Una situazione che aggiunge altro degrado a quello preesistente e rilancia il problema della riqualificazione di una zona – quella di piazza Borsellino appunto- che comprende anche l’ex Mulino Santa Lucia.

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“Si scrive centro storico, si legge degrado ed abbandono – sottolinea Manuele Pulvirenti, studente pendolare- Mentre aspettiamo gli autobus che ci riporteranno a casa, con i miei compagni di classe, notiamo queste persone che chiedono l’elemosina: una moneta o, in alternativa, qualcosa da mangiare. Ottenuto quello che vogliono si allontanano velocemente”.

Sotto gli archi oppure all’interno di edifici abbandonati la sostanza non cambia: rifugi per tanta gente costretta a vivere nell’emarginazione e nell’inumanità.
Qualcuno, mosso da compassione, fa tutto il possibile per loro cercando di alleviare quella miseria in cui le condizioni avverse della vita li ha fatti precipitare. Un mondo parallelo, una dimensione che si apre davanti anche al Mulino Santa Lucia. La grande struttura di fronte al porto per cui resta ancora da capire quale sarà il suo futuro.

G.S.