Addivintavu ‘ntravagghiu! Da quando la mia dolce metà si è messa in testa che a casa nostra bisogna differenziare i rifiuti, non c’è verso di poter trattare questo argomento, è inflessibile, rigorosamente ferma sulla decisione. Il primo provvedimento preso è stato quello di confiscare il balcone interno dell’appartamento, inibendomi l’uso e la proprietà, figuratevi che ho perso anche la servitù di passaggio. Lo ha trasformandolo in isola ecologica, ci piazzavu non so quanti contenitori per la carta, l’alluminio, la plastica, l’umido, u suratu, i scocci, a vampugghia, u pruvulazzu e a fulinia. Ma che modo è? E finu a quannu riguarda una sua “fissazione”, ca u Signuri a binirici, ma che deve spiare ogni mio movimento durante la produzione di rifiuti solidi urbani no! Chistu non mi capacita. Non sulu i tassi ca ci pavu, ma macari cuntrullatu, mi pari na cosa supecchiu.
Non è che io sia contro la raccolta differenziata, ma mi stanu niscennu i sentimenti. non so come comportarmi, se mi mangio una pesca e m’arresta l’ossu, unni l’haja ittari, ‘nto lignu? E se dopo aver bevuto dell’acqua jettu a buttigghia con ancora la presenza di un poco di liquido, unni va ‘nto vitru o nell’umido? E quando il macellaio ti assicura che quella fettina di carne che hai pagato non al chilo, ma in karati, non rispetta i canoni della tenerezza, ma addirittura si classifica nella scala della durezza subito dopo il diamante, unni s’ha jttàri n’ta plastica? visto ca ci mancunu sulu i tacchi per somigliare a na suletta di scappi. E lo sformato detto anche lo “svuota frigo” unni u putemu abbannunari? O Garibaldi ? visto che non c’è un contenitore casalingo per i rifiuti speciali.
Pensu a dda bedda machina, ca addivintavu due posti, poiché abbiamo perso i tre posteriori, per fare spazio allo smaltimento. Fateci caso, con la differenziata pari ca aumenta di volume. Pi na cunsumata di jogurt si e no si impiegano trenta secondi pi mangiarasillu e non meno di ‘vinti minuti pi: levici a catta dell’etichetta, u tappu di sigillo che va nell’alluminio, il contenitore n’ta plastica e quel minimo di residuo, visto che quel caporalmaggiore che ho sposato, da un momento all’altro potrebbe far scattare un controllo, lo devi raccogliere con un tovagliolo. La prima volta non sapendo se il tovagliolo si doveva smaltire n’ta catta o nell’umido, nell’incertezza e per la disperazione mu mangiai a picca a picca durante la giornata, lasciando alla natura la decisione della trasformazione da effettuare.
Non sono contrario alla differenziata, anzi! Credo che sia una cosa molto importante, è una ricchezza e non dev’essere sottovalutata. Solo che mi da fastidio quell’atteggiamento da primi della classe di chi la fa con costanza e consentitemi il termine, maniacalità. No, forse non è questo il termine, lo traduco diversamente: “ Sa cassariunu!” e ci siamo capiti. La prima mia moglie, ogni volta che passiamo dai luoghi di raccolta non fa altro che ripetermi: “ Ecco, vedi, qui butto la carta, mentre qui deposito le bottiglie di plastica, rallenta, rallenta, guarda dove sono le nostre lattine d’alluminio”. È felice, gongolante di essere ecologicamente utile. Ogni tanto ci passa, controlla le sue creature nell’attesa che ogni dui, tri misi si pottunu. Sempri ‘nta spiranza ca ‘nto viaggiu non s’ammiscunu ritornando allo stato primordiale. Ma questa è un’altra storia.
di Gino Astorina
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