“Vorrei Regnare” è questo il titolo della personale dell’artista di origine catanese Seb Patane visitabile al Palazzo Vigo di Torre Archirafi (Riposto) fino al 20 agosto.
Seb Patane da 25 anni vive a Londra dove ha perfezionato la sua arte affermandosi come uno fra i più interessanti interpreti d’arte contemporanea che egli magistralmente declina in diversi linguaggi. Si possono infatti ammirare opere dell’artista in prestigiosi musei del British Museum di Londra, al MoMa di New York, ma anche al Belvedere di Vienna, al Macro di Roma e al Migrosmuseum di Zurigo.
Nel titolo della mostra “Vorrei Regnare”, Patane vede un desiderio di conquista, ma anche l’ammissione di un fallimento romantico. Il percorso si snoda attraverso video e opere a due e tre dimensioni, che nel loro insieme, costruiscono una narrativa che partendo dal vissuto personale dell’artista sfocia in una visione ben più collettività. Non mancano riferimenti alla letteratura che indagano sul vero significato di cosa sia finzione e cosa realtà, la mostra si propone di sollevare questioni riguardanti ansie contemporanee, coinvolge l’osservatore facendolo interrogare sui timori nei confronti del cambiamento e della trasformazione fisica e psicologica. Mette in crisi l’idea di “bellezza” convenzionale, suggerendo un nuovo formato, più costruttivo e ottimista.
Seb Patane riflette su nozioni legate all’esplorazione del ritratto distorto, censurato o reso astratto, sul contrasto tra le citazioni autobiografiche e quelle sociali, e sull’iconografia maschile storica e contemporanea, generando nuove metafore socio-politiche.
All’interno della mostra è possibile osservare fotografie di “uomini di vita” scattate a Trafalgar Square negli anni ‘30, assorbite come “oggetti trovati”, attraversate da interferenze e distorsioni digitali. Le foto diventano così dei collage pittorici che avvolgono i protagonisti in un ambiente visivamente psichedelico. Alterazioni che sottolineano idee di ambiguità, erotismo e mascolinità contaminata e vulnerabile. Il vestiario d’epoca risulta confuso e l’appartenenza ad una specifica località geografica diventa decontestualizzata. In altri lavori l’immagine maschile è ulteriormente distorta e astratta, diventa una figura quasi grottesca, o viene impressa su basi di matrice prevalentemente femminile come vecchi cartamodelli per sarte, una sovrapposizione contrastante che suggerisce idee di identità intercambiabile e ammicca agli studi di genere contemporanei. Completano la mostra, piccoli disegni di quando l’artista aveva 5 anni, collage su immagini vittoriane, la caricatura del 1845 di un presidente francese assassinato da un anarchico Italiano e un video eseguito nel 2015, durante una residenza proprio nel luogo prescelto della mostra, Torre Archirafi.
I 25 anni vissuti a Londra hanno condizionato profondamente la produzione artistica di Seb Patane. «Vivere in Inghilterra negli ultimi 25 anni mi ha fatto riflettere su una sorta di duplicità dell’essere, non solo emotivo, ma pure culturale e politico – ha affermato Patane – Ho sviluppato una ricerca personale su cosa possa significare il proprio background, e se questioni di appartenenza possano essere rilevanti o meno. Alla luce della disastrosa Brexit, mi chiedo se la libertà di inventarsi una propria identità a sfaccettature e localizzazioni multiple, possa venire attaccata e diluita. Di identità in un certo senso la mostra tratta; parto da situazioni cerebrali ma anche solide, autobiografiche, da trasferire su un discorso più ampio e globale. Cicli, figure, ricordi e risvegli psicologici che tornano, realizzazioni e questioni da risolvere, traumi, ansie, forse, sogni, aspirazioni, contatti e contrasti da affrontare; il tutto ripeto nella speranza che la mia esperienza personale però lasci la mia mente e si traduca in qualcosa di universale con la quale i visitatori della mostra possano interagire».
Il titolo della mostra “Vorrei Regnare” è preso in prestito da una canzone del musicista italiano Garbo, al quale Patane si sente artisticamente legato fin da adolescente. È lo stesso Garbo a collaborare all’opera che porta il titolo della mostra: una piccola barca di legno che presidia, vulnerabile e trionfante allo stesso tempo, il cuore dello spazio espositivo. Il nome della barca riproduce la calligrafia del cantante che richiama la tradizione classica dei pescatori. Biografia, proprietà artistica, abilità fisica, idee e voglia di evasione, diventano un tutto inestricabile. Ma è l’intera personale a giocare sulla dicotomia avvertita da Seb Patane tra le sue origini e la nuova, intima, esistenza inglese.
A.M.
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